Alessandro Russo – Scoppiettante e con retrogusto amaro la presentazione catanese di GOL DI RAPINA (Edizioni Clichy, 2014) di Pippo Russo il pomeriggio del 7 novembre 2014. Mentre l’intera città vien avvinghiata da un violento tornado, ciò che s’ascolta dentro il teatro Musco fa accapponare la pelle a tifosi e non. Parrebbe infatti che la società rossazzurra sia finita dentro i fondi di investimento. Di più: ogni suo supporter rischia di scorgere una squadra in leasing e che non può pianificare le compravendite per costruire un vero progetto tecnico.
Orchestra bene il dibattimento il giornalista Nino Milazzo; per primo interviene l’autore (docente di sociologia a Firenze) che spiega le risultanze della sua inchiesta su un pallone imputridito. «Tutto comincia con i fiumi di denaro con cui le pay-tv riempiono le casse delle società, facendole diventare oggetto di desiderio di personaggi equivoci. Identificare tali signori è stato facile: agenti del mercato internazionale e procuratori che invece di farsi la guerra si spartiscono la torta del calciomercato. Si muovono tramite i fondi d’investimento, agenzie in grado di comprare atleti e affittarli ai club lucrando sulla sua successiva cessione. Così si mette in piedi un meccanismo che genera un flusso di denaro che non deve far crescere il movimento calcio, ma deve essere drenato fuori. Un’economia che si muove in una zona grigia sviluppatasi tra vuoti legislativi e attività ambigue. Non ci sono evidenti tracce di illegalità, ma bisognerebbe indagare sulla miriade di piccole compravendite di calciatori. Federico Freire, centrocampista argentino acquistato dal Catania nell’estate del 2013, gioca sei minuti in rossazzurro e viene rispedito in patria a gennaio 2014. La rescissione del contratto avrà comportato una buonuscita per il giocatore, ma chi beneficia davvero di queste movimentazioni? In Italia il meeting di Taormina dell’estate 2013 è stato descritto come un incontro fra dirigenti che volevano godersi il sole siciliano. In Spagna si disse espressamente che servì a consacrare l’apertura del calcio italiano ai fondi. Chi e’ Pablo Cosentino? È un ex procuratore FIFA che cede la sua agenzia al fratello al momento dell’ingresso nel Catania. Si tratta di un evidente conflitto di interessi e mi chiedo: Cosentino è licenziabile ?».
A supporto di questa tesi prende parola il giudice Santino Mirabella: «Sui profili d’illegalità tenderei a svicolare perché le nostre leggi risultano deboli e facilmente aggirabili per consentire di scoperchiare la pentola. Reati come il falso in bilancio o l’illecito sportivo sono oramai concetti sfumati, tanto più che nel calcio, che a mio parere è un mondo marcio, controllati e controllori coincidono. Inspiegabile che oggi i giovani riescano ad appassionarsi a un circo del genere».
Del declino della passione parla Filippo Solarino, coautore di TUTTO IL CATANIA MINUTO PER MINUTO che attacca il modello inglese, «il primo a sdoganare l’introduzione delle finanziarie del calcio, finendo per subordinare i diritti sportivi a quelli economici, privilegiando i club più disposti a scendere a compromessi proprio con i fondi d’investimento».
Semplifica il concetto il prof. Tino Vittorio, docente di storia contemporanea all’Università di Catania. «Quando il calcio è nato, in epoca fascista, era un modo per convogliare e gestire la sana passione delle masse, che si sfogavano all’interno degli stadi. Oggi gli stadi sono stati trasformati in vetrine dove ciò che conta è esporre la propria merce, i calciatori, con l’obiettivo non di fare risultato ma di conquistare una plus-valenza e ingrassare le tasche delle società e di chi li gestisce. La passione è solo un ricordo».
Dal dibattito acceso ma leale, emerge il desiderio che il confronto tra voci non per forza concordanti diventi la regola e non più l’eccezione anche all’ombra dell’Etna. Voce fuori dal coro quella del giornalista Andrea Lodato de ‘La Sicilia’ che prova a render conto di una linea editoriale morbida come un telo mare nei confronti di una dirigenza che sembra aver perso la trebisonda. «Io e il mio giornale sosteniamo il Catania perché non c’è alternativa a questa società. Dell’ottima inchiesta di Pippo Russo posso solo dire bene, ma non posso non chiedermi cosa ci sia di illegale in un mondo in cui la finanza domina tutti gli aspetti della vita sociale, non solo il calcio».