Di S.B.A distanza di 60 anni l’ordigno bellico è finalmente esploso e in una sorta di deflagrazione asicrona ha prima mietuto le sue “vittime” inconsapevoli e poi è brillato.I nemici di ieri son diventati gli alleati di oggi, e il Secondo conflitto Mondiale è stato consegnato alla storia. Ma il démone della Guerra non cesserà mai di operare e proprio ieri, in contrada Jungetto, è stato rinvenuto uno dei suoi strumenti di morte.
E, ancora una volta, sono stati degli uomini in divisa a misurarsi con il “mostro”: un ordigno la cui carica esplosiva avrebbe potuto sventrare un intero isolato.Il comunicato dei Vigili del Fuoco mette la parola fine alla vicenda e se letto col tono e la velocità che dava L’istituto luce ai proclami del ventennio, può dare quella nota vintage che il pezzo si prefigge in parte di suscitare.
“I Vigili del Fuoco di Catania sono stati chiamati a collaborare nelle operazioni di brillamento e bonifica di un ordigno bellico rinvenuto in contrada Jungetto a Catania. Nello specifico il Comando VF di Catania è intervenuto ad operare con la squadra del distaccamento Sud, un ABP (autobotte) ed un Furgone UCL, della sede centrale. Le operazioni si sono concluse intorno alle ore 12”
Ma prima ancora c’era anche un video dove il 4° Reggimento Genio Dell’ Esercito ci fa vedere in diretta, con tempismo perfetto il “sarcofago” dove brillerà. Ma a che serve lo show se non lo si sa per tempo?
Il NOtam della comunicazione di rinvenimento nei pressi dell’aeroporto riporta data 15 maggio da ciò che si evince dal sito della prefettura, ma allora perchè non si è pensato di comunicarlo prima?
La “Bomba” ha propagato i suoi danni: i destinatari sono certamente i passeggeri obbligati in 12 ore a riorganizzare i propri spostamenti.
Questa volta, per fortuna, i danni sono stati limitati ai disagi dovuti alla chiusura dello scalo di Fontanarossa. Una chiusura tanto “ovvia” per motivi di sicurezza, quanto approssimativamente gestita in assenza di un’adeguata opera di informazione per l’utenza: i disagi della guerra! Pazienza. Alla fin fine, a Kabul e a Bagdad gli aeroporti vengono chiusi per motivi ben più pressanti.